Quando mi sono innamorata del food writing
Tutto è iniziato in un ristorante "farm to table" a Manchester
La prima volta che ho scoperto il potere delle parole associate al cibo mi trovavo a Manchester per un viaggio di lavoro. Stavo cenando in uno di quei ristoranti "farm to table" che allora cominciavano ad apparire sulla scena gastronomica inglese, una cucina legata alla terra, semplice, generosa. Ero giovane e sedevo da sola al tavolo di un ristorante per la prima volta. Mi tuffai nel menu lì sul tavolo per nascondere la mia timidezza.
Passarono pochi minuti e non dovetti più fingere interesse: ero affascinata. Quelle parole erano piene di forza e di significato. Il menu non era un'accozzaglia di termini altisonanti. Era scritto con cura, con descrizioni vivide degli ingredienti e dei produttori: un testo breve ma evocativo, aggettivi ben scanditi, un forte senso del luogo.
Uscii da quel ristorante con una consapevolezza in più del potere di una nuova lingua. Ho usato quel menu come segnalibro per molto tempo, rileggendolo di tanto in tanto, assaporando le parole, facendole rotolare sulla lingua. Passarono un paio d'anni prima che sentissi per la prima volta il termine food writing.
Di nuovo, mi trovavo nel Regno Unito, a Londra, per partecipare alla mia prima conferenza internazionale di food blogging. Era il 2010 e per la prima volta scoprii che era legittimo pensare di trasformare la propria passione in un lavoro. In Italia all'epoca c'era una certa reticenza al riguardo, come se facendolo, o anche solo sognando di poterlo fare, si potesse rovinare la propria passione. Non è così![Magari un’altra volta potremmo parlare del valore che viene dato a un lavoro creativo in Italia.] Anzi, al Food Blogger Connect ti davano gli strumenti per provare a farcela. In uno degli incontri, le relatrici parlavano di tono di voce, stile, linguaggio, pubblico, storie. All'università, questi termini venivano usati nella letteratura e durante il corso di scrittura creativa. E ora venivo incoraggiata a fare lo stesso con le mie ricette e le mie storie di cibo.
Da quel momento in poi, ho utilizzato tutti i miei giorni liberi, le vacanze e i risparmi per andare a Londra e partecipare a workshop e conferenze. In Italia, dove si parla di cibo dalla colazione alla cena, dove tutti si dichiarano esperti di ricette, ingredienti e tradizioni culinarie, non c'era ancora traccia di food writing. Il cibo era un argomento così quotidiano, così scontato, che non si era mai elevato al livello di letteratura. Se volevo migliorare le mie capacità di food writing, dovevo fare riferimento al blog e al libro di Dianne Jacob, Will write for food, una sintesi di tutto ciò che esisteva all'epoca sul food writing (ne ho tre edizioni diverse, due cartacee e una digitale, e una è pure autografata da Dianne, che ho avuto l’onore di introdurre a un talk proprio a Londra). Ho studiato quel libro come facevo con i miei libri universitari, segnando quasi ogni paragrafo con un punto esclamativo, come a dire: perché non ci ho pensato prima! Tutto—scrittura, foto, social media, blog—stava finalmente andando al suo posto, il puzzle si componeva davanti ai miei occhi.
Se cercavo grandi esempi di food writing, dovevo leggere autori americani o inglesi, la maggior parte dei quali all'epoca non era nemmeno tradotta in italiano. È così che ho scoperto Elizabeth David e mi sono innamorata del suo linguaggio sensuale, delle sue descrizioni vivide e del suo umorismo sottile, poi Ruth Reichl e infine Laurie Colwin.
E da lì mi sono addentrata sempre di più, un libro ring correva l’altro, autori che citavano altri autori, somiglianze, differenze. Avevo imboccato una strada senza uscita, e non avevo nessuna intenzione di tornare indietro. Alice Waters, Nigella Lawson, Anthony Bourdain, David Lebovitz, Diana Henry, Nigel Slater. Con loro è stato spesso amore a prima vista: bastava una parola ben pensata e mi innamoravo subito della loro scrittura.
Ho anche capito perché amavo già certi autori ben prima della rivelazione di cosa fosse il food writing. Prendiamo ad esempio Tessa Kiros. I suoi libri sono stati i primi veri libri di cucina che ho comprato con il mio primo stipendio. Il primo post sul mio blog in italiano era una citazione da uno dei suoi libri, Falling Cloudberries.
“Ci sono cose che non cambiano molto. Il profumo di un cibo, o il modo in cui una spezia è cucinata, o solo un rapido sguardo al modo in cui qualcosa è disposto su un piatto, mi riportano in un altro posto o in un altro momento. Amo quei ricordi che sembrano così distanti, eppure li puoi tenere o portare con te, magari anche scordarteli, e poi – basta un piccolo assaggio o un accenno di profumo – e loro ti scortano in un viaggio indietro nel tempo, verso un momento magnifico.” Tessa Kiros – Falling Cloudberries
Amavo l'esattezza delle sue ricette e le storie che le introducevano. Mi piaceva che, ogni volta che aprivo uno dei suoi libri, mi sentissi come a casa.
Se oggi provo a stilare una lista dei miei scrittori di cucina preferiti, noto anche uno schema: leggo soprattutto scrittori di cucina che hanno un background e una prospettiva simile sul cibo.
Questo articolo di Alicia Kennedy mi ha aiutato a capire che c'è molto altro da leggere là fuori, e sono felice che Substack offra più diversità e approcci diversi al cibo.
A lot of people don’t believe me when I say that I’m a food writer. Or they misinterpret this to mean that I’ve put out a cookbook. What are people picturing when they hear “food writer,” I always wonder? Just Nigel Slater in London with snowfall over his garden, or Ina Garten asking “how easy is that?” or Michael Pollan and his omnivore’s dilemma? Maybe it’s Elizabeth David, Patience Gray, Ruth Reichl, Frank Bruni, Tejal Rao, Anthony Bourdain, even? Or is it only M.F.K. Fisher, if anyone? A food writer takes so many forms!
Ti parlerò anche del libro di Alicia Kennedy, No Meat Required: The Cultural History and Culinary Future of Plant-Based Eating, in una delle prossime newsletter. Sono onnivora, ma mi sono sentita vista e non giudicata. Inoltre, mi ha dato molto da pensare. Hai letto il libro?
E come sono cambiate le cose da quel lontano 2010, quando il food writing era solo un miraggio in Italia. Quanti nuovi autori, quanti bei libri, quanto bel leggere oggi, in Italiano, anche grazie a Substack.
C’è Tommaso Melilli, con il suo I Conti con l’Oste, ci sono riviste come L’integrale, Dispensa, o Tavole Posterzine, ci sono newsletter preziose come
, , , e . C’è fermento, sperimentazione, tecnica e cuore. Che bello poter parlare di food writing in Italia, finalmente.Un altro po' di food writing
A proposito di food writing, la scorsa settimana qui su Lettere dalla Toscana abbiamo ospitato un post di Sarah Copeland. La sua scrittura è onesta, fresca, vivida ed evocativa. È generosa nel condividere storie e ricette, luci e ombre della sua vita di donna, madre, chef e creatrice di ricette. Le ricette che condivide sono il tipo di cibo che si desidera ogni giorno, che nutre e porta sole e conforto nella vita.
Hai avuto modo di leggere la sua cartolina dall'Ungheria, terra d'origine di suo marito? Più che una cartolina, io la definirei una lettera d’amore. Ci trovi n suo racconto sul momento della raccolta delle mele nelle montagne Bakony dell'Ungheria centrale e una ricetta per un bread pudding di mele che addolcirà la tua giornata.
Sarah ha anche condiviso una recensione di Cucina Povera e la ricetta degli gnudi nella sua newsletter, Edible Living. Credo che stamperò le sue parole per quando la sindrome dell'impostore si farà sentire o per quando avrò bisogno di una dose di fiducia in me stessa. Grazie per le tue belle parole, Sarah!
In un mondo di libri molto rumorosi, ho un debole per i libri pieni di storie e di saggezza pacata, libri che non pretendono la nostra attenzione, ma piuttosto se la guadagnano. Per me hanno gambe più lunghe, il tipo di libri che mi ritrovo a voler rileggere mesi e mesi dopo il loro arrivo. Questi libri mi parlano di una vita che posso mantenere per generazioni. Cucina povera di Giulia è un libro di questo tipo.
Sarah ha condiviso anche la ricetta della torta di mele all'olio di Cucina Povera, probabilmente la mia ricetta preferita di torta di mele, ideale per la stagione autunnale.
Questa è una torta che cucinerò per anni. Ho una strana fantasia futura: quando un giorno i miei nipoti mi chiederanno della torta di mele della loro Nagymama (nonna), avrò una bella storia da raccontare sul perché la nostra torta di mele di famiglia è italiana, non ungherese o americana. Ma questo mi piace. I libri, le storie e le ricette migliori possono rendere il nostro mondo più piccolo e ricordarci che siamo tutti molto più vicini gli uni agli altri di quanto non abbiamo mai creduto.
Altri articoli sul Food Writing
L'evoluzione del (mio) food writing. Mi ci sono voluti quasi due anni per trovare la mia voce su Substack, perché ho dovuto accettare l'idea che non stavo tradendo il mio blog quando condividevo le mie ricette e le mie storie qui piuttosto che su Juls' Kitchen.
Non chiamatele ricettine. Una ricetta è resistenza, attivismo politico, memoria culturale.
Sul testare e scrivere nuove ricette. Sono una cuoca di casa che scrive per altre cuoche di casa. Il grande cambiamento mentale che ha modificato il mio approccio alla scrittura delle ricette è avvenuto quando ho smesso di scrivere un semplice resoconto di ciò che era accaduto nella mia cucina e ho iniziato a concentrarmi su ciò che potrebbe accadere nella tua cucina.
Sai che abbiamo un corso online, Food Writing: Share Home Recipes with the World, pubblicato su Domestika? Se hai la passione per il cibo e il desiderio di condividere le tue creazioni culinarie con gli altri, questo corso è perfetto per te.
In questo corso ci immergeremo nell'arte del food writing, esplorando le tecniche per coinvolgere i lettori ed evocare i loro sensi attraverso le parole. Condividerò i miei consigli personali su come scrivere introduzioni di ricette accattivanti, storie coinvolgenti e istruzioni chiare per attirare i lettori in cucina. Clicca qui per iscriverti ora (il corso è fortemente scontato!)
E se preferisci un corso in diretta, dal 7 Novembre al 12 Dicembre torneremo in classe con la Scuola Holden per parlare di Food Writing.
Tutti i dettagli sul corso sul loro sito. Saranno 6 lezioni per imparare a gestire e utilizzare al meglio gli strumenti più rilevanti per raccontare il cibo online. Si parlerà di scrittura, di ricette e di ispirazione, di tecniche di narrazione e anche di fotografia di cibo.
Le lezioni si terranno in streaming, in modo da creare una classe virtuale. Gli incontri saranno anche registrati, e resteranno a disposizione per 4 mesi dalla fine del corso.
Cosa sto cucinando adesso
Le mie giornate sono ancora piene di corsi di cucina e i nostri menu si stanno lentamente spostando verso i sapori autunnali, anche se le temperature sono ancora estive, non certo adatte a zuppe e funghi.
Cuocio teglie di verdure di stagione al forno—questo è il momento speciale in cui melanzane e zucca si incontrano sui banchi del mercato e nelle mie ricette—, preparo la pasta fresca con farina di semola e acqua, inforno la torta di ricotta e pere (che sarà nella newsletter esclusiva di venerdì per gli abbonati).
Pasta e fagioli, dall'archivio del blog. Tra i tanti piatti a base di pasta e legumi della tradizione culinaria italiana, che accomuna tutta la penisola, da Nord a Sud, la pasta e fagioli, la confortante zuppa di fagioli e pasta, è forse la mia preferita.
Mele al forno, dall'archivio del blog. Cuocio sei o otto mele, a seconda delle dimensioni. Tolgo il torsolo, le metto una accanto all'altra in una teglia, aggiungo una manciata di uvetta, una spolverata di cannella, un cucchiaio di zucchero o un filo di miele, una spruzzata d'acqua o di limone, e poi le metto in forno caldo, finché la buccia diventa dorata e rugosa, l'interno morbido, che si scioglie.
Tagliatelle con porcini secchi e pesto di stagione. Associo i primi giorni della stagione autunnale alla zucca, ai funghi porcini e al ritorno della frutta secca e delle erbe aromatiche più intense, come salvia e rosmarino, che stanno finalmente prendendo il posto del basilico, che ha dominato l'estate senza alcuna competizione tra pomodori, pesto e primi piatti veloci.
Crostoni di salsiccia e stracchino. Anche durante i miei corsi di cucina invernali, questo è uno degli antipasti più apprezzati, amato in egual misura da grandi e piccini: non ne avrai mai abbastanza.
Risotto ai funghi porcini secchi. Perché un risotto ai funghi porcini secchi? Perché i porcini freschi hanno una stagione estremamente breve, sono costosi e spesso difficili da trovare. Mi piace avere una ricetta di riserva per quando ho voglia di un ricco e confortante risotto ai funghi, ma non ho a disposizione i porcini freschi.
In questo momento mi manca la fantasia, ma ho un sorriso ebete stampato e mi viene solo da dirti che è sempre bello leggerti Giulia. Purtroppo devo ammettere che la nostalgia degli anni 2000-2010 si fa sempre più sentire: quando passavo nottate a leggere i blog e i social network non facevano ancora parte della mia vita.
Tu ti sei innamorata del food writing e poi hai fatto innamorare anche noi con la tua gentilezza, la passione che trasmetti e la fonte infinita di ispirazione che sei ❤️ Grazie di cuore Giulia, è bellissimo essere nella tua newsletter in compagnia di tanti progetti e persone entusiasmanti!