Il mio amore per il cibo e per una vita ordinaria
Quando mi è stato detto che non avrei mai avuto successo se non mi fossi trasferita all'estero, la mia più grande paura ha iniziato a manifestarsi: ero troppo provinciale?
Ci sono voluti due giorni per scrivere questa newsletter ma impegnava i miei pensieri da mesi. Se ti piace quello che scrivo e vuoi avere accesso a ricette settimanali esclusive, considera la possibilità di abbonarti a pagamento. Questa newsletter è una pubblicazione sostenuta dai lettori. Grazie!
Ho scritto questa newsletter più volte e l'ho cancellata altrettante volte, l’ho cambiata e riscritta. Ho pensato che fosse troppo personale e, allo stesso tempo, non abbastanza interessante. La rinnovata voglia di scrivere che mi ha trasmesso Substack e il desiderio di un resoconto onesto di come tutto è nato mi hanno spinto a mettere finalmente nero su bianco ciò che sentivo da tempo.
La newsletter di oggi ha a che fare con il cibo, con quello che è stato per me, con il modo in cui ho imparato ad amarlo e con il modo in cui ha plasmato la donna che sono ora. Ha a che fare con la fiducia in me stessa e la sindrome dell'impostore, con i libri e la campagna, con la vita reale e l'eredità familiare.
Vivo in una delle zone più romantiche d'Italia - la campagna toscana - e scrivo di cibo. Fantastico, vero?
Eppure, ho scelto di scrivere della mia vita quotidiana, non per cavalcare l'onda del cibo italiano, ma perché è qui che sono nata e perché mi sono gradualmente innamorata dello stesso cibo con cui sono cresciuta. Il mio amore per il cibo non deriva da una lunga tradizione familiare. Viene dalla voglia di mangiare bene.
Non scrivo di una vita romanzata nella campagna toscana, cosa che funzionerebbe benissimo per un pubblico straniero: qui non troverai aperitivi in terrazza, giri in Vespa e tagliatelle fresche tirate a mano ogni giorno. Ma non ho nemmeno avuto una vita problematica e difficile, cosa critenevo servisse per poter scrivere della mia vita fino a qualche anno fa, quando ho incontrato una grande insegnante di scrittura, Silvia Schiavo. Quel corso con Silvia mi ha dato il permesso di scrivere della mia vita ordinaria, e di trovare quella scintilla che rende ogni vita unica.
Sono stata benedetta da una vita ordinaria e il cibo è la chiave che ho scelto per raccontarla. Non c'è niente da temere nella normalità.
Sono cresciuta nella campagna toscana, in una cittadina poco turistica chiamata Colle Val d'Elsa, situata tra Siena, Firenze, San Gimignano e le colline del Chianti. Sono sempre stata vicina all'azione e al trambusto della Toscana turistica, ma abbastanza lontana da avere una vita tranquilla e provinciale.
Ho sempre amato il cibo. Sì, sono cresciuta in campagna con una nonna che aveva un piccolo orto, ma quelli erano anche i ruggenti anni '80, quindi i pomodori dell'orto andavano a braccetto con i risotti Knorr in busta e le merendine industriali. Apprezzavo ugualmente le more raccolte dai rovi in un caldo pomeriggio d'estate e i biscotti Oro Saiwa inzuppati a due a due nel mio tè alle cinque del pomeriggio mentre facevo i compiti sul tavolo del soggiorno.
Ho avuto un'infanzia tranquilla in campagna. Ero spesso sola, ma non mi sentivo mai sola: mi tenevo occupata con i giri in bicicletta, cucinando mangiarini con ghiande di cipresso e foglie secche, giocando ai videogiochi e leggendo: romanzi, fumetti Disney, riviste, tutto andava bene. Leggere era il mio modo di esplorare il mondo dalla mia cameretta o dal giardino curato che mia nonna riempiva di vasi di gerani e mia mamma di rose.
I primi rudimenti di cucina li ho appresi da mia mamma - ogni domenica preparavamo il ciambellone - e da nonna Marcella, la mia nonna paterna, che preparava le tagliatelle fresche solo quando si riuniva tutta la famiglia, e una leggendaria torta ricca, burrosa, pesante, fatta solo di biscotti secchi e crema di burro. Ho cucinato il mio primo pasto da sola a 12 anni: farfalle con panna e salmone affumicato, e petto di pollo con panna e senape (questo rivela la mia età). A dire il vero, il primo piatto che ho cucinato da sola è stata una ciotola di riso bianco colloso che ho gettato in una pentola di acqua fredda non salata quando mamma aveva l’influenza, ma questo non lo posso davvero definire come cucinare.
Nel corso degli anni, ho affinato le mie capacità culinarie e ampliato il mio palato grazie alle riviste di cucina economiche, che acquistavo all'edicola mentre aspettavo l'autobus per andare a scuola - saltavo tutte quelle di gossip adolescenziale aspettando con impazienza i nuovi numeri di Cucina Facile o Cucina Moderna - e a un'enciclopedia di cucina a fascicoli, incompiuta, che mamma aveva iniziato a collezionare prima di sposarsi.
Ogni volta che mi sentivo insicura o che cercavo approvazione, preparavo una torta, una torta semplice, come una torta rovesciata all'ananas o una crostata alla marmellata.
C'era una piccola festa a scuola per il Carnevale? Mi offrivo volontaria per preparare una torta. Passavamo la giornata a teatro per le prove del nostro spettacolo di Shakespeare? Portavo i biscotti per tutti.
Ho scoperto che forse avevo un talento per la cucina quando all'università le crostate di frutta, le insalate di pasta e gli strudel salati sono diventati il mio grimaldello per partecipare alle feste più ambite in appartamenti studenteschi malandati dove gli standard alimentari erano onestamente discutibili. La cucina era il mio spazio sicuro, dove ho lentamente acquisito fiducia in me stessa e dove ho iniziato a costruire la mia personalità.
Con il mio primo vero stipendio dal mio primo vero lavoro, ho comprato i miei primi due libri di cucina: si trattava di Apples for Jam e Falling Cloudberries di Tessa Kiros. BOOM! Da qui è iniziata la mia dipendenza dai libri di cucina. Leggere Apples for Jam è stato come scoprire un nuovo modo di raccontare storie, attraverso il cibo e le ricette. In questo libro, con fotografie curate e una scrittura calda e amichevole, Tessa Kiros raccoglie le ricette che cucina per le sue figlie, organizzandole per colore. Le sue ricette sono intrecciate ai ricordi, raccolte nel corso degli anni e tramandate di generazione in generazione. Conservo ancora questo libro, con le note scritte a mano su quando ho preparato una ricetta per un'occasione speciale.
Dopo un anno, ho aperto il mio blog, Juls' Kitchen. Lì ho unito il mio amore per il cibo e per la lingua inglese in uno spazio personale dove ho potuto riversare tutta la mia passione e il mio impegno. All'inizio la mia famiglia pensava che il blog fosse solo un'altra passione passeggera, e mia mamma mi diceva: appena troverai un fidanzato, anche questo passerà... Sono così felice di averle dimostrato che si sbagliava, perché il blog mi ha portato non solo amicizie durature che sono ancora una parte significativa della mia vita, ma anche un ragazzo, che poi è diventato il mio compagno di vita e di lavoro, Tommaso.
Fine settimana, notti in bianco, vacanze: tutto era dedicato a questo progetto che stava lentamente crescendo e mi rendeva più audace nei miei sogni. Ci sono voluti un paio d'anni, ma ho iniziato a chiedermi: e se potessi farne un lavoro? Se potessi essere una voce italiana che scrive di cibo italiano in inglese dall'Italia?
È stato allora che mi è stato detto che non avrei mai avuto successo se non mi fossi trasferita all'estero. La mia paura più grande ha iniziato a manifestarsi: ero troppo provinciale?
Non ho mai vissuto all'estero. Non ho una formazione professionale in campo gastronomico. E visto che ci siamo, il mio inglese è abbastanza buono?
Da adolescente ero ingenua e non così smaliziata come le mie compagne di classe che venivano dalla paese più grande. All'università, ogni giorno facevo la pendolare in autobus per andare a Siena a seguire le lezioni e a passare ore a studiare e a chiacchierare nella biblioteca del dipartimento, tornando a casa nel tardo pomeriggio giusto in tempo per dare lezioni private di greco e latino ai ragazzi più giovani della mio paese.
Sono sempre stata tangente alla vita cittadina, perché comunque andasse, tornavo sempre a casa nelle notti buie e stellate dei mesi invernali e durante i concerti di grilli e rane delle notti estive.
Venire dalla provincia non è mai stato un peso, ma quando sono entrata nel mondo del cibo, così immenso e senza confini grazie a internet, mi sono sentita improvvisamente piccola, inesperta e lontana dalle cerchie di chi contava. Non ero a Milano, il centro della scena gastronomica italiana, dove si svolgono gli eventi gastronomici, i festival e le presentazioni di libri, dove si trovano la maggior parte delle agenzie di comunicazione e delle riviste gastronomiche. Inoltre, il fatto di non essere madrelingua inglese mi ha reso più difficile accedere ai media stranieri e far parte di quella comunità.
Nonostante mi sentissi intimidita, ho capito che il successo - o almeno quello che io considero tale, e questo potrebbe aprire un'altra lunga conversazione - è raggiungibile con il duro lavoro, la determinazione e la volontà di imparare.
Non ero sola. Proprio come durante la mia infanzia, mi sono aggrappata a libri di cucina, ai podcast, ai blog e alle newsletter per ampliare i miei orizzonti, per imparare, per creare connessioni profonde e, alla fine, per sentirmi più sicura di me. Il cibo è stato ancora una volta il mio riscatto. Come dice Laurie Colwin:
"Nessuno che cucina, cucina da solo. Anche quando è più solitaria, una cuoca in cucina è circondata da generazioni di cuochi del passato, dai consigli e dai menu dei cuochi del presente, dalla saggezza degli autori di libri di cucina."
Ho capito che vivere al di fuori di una grande città o non essere madrelingua inglese può rappresentare una sfida, ma non può e non deve frenarti, perché può anche darti una prospettiva e una voce uniche.
Questa scelta - stare qui a casa, accogliere persone da tutto il mondo per i corsi di cucina e scrivere di una vita ordinaria in Toscana - mi ha dato l'opportunità di vedere la bellezza di ciò che ho intorno a me attraverso le lenti del cibo. Questa scelta è stato il punto di svolta che mi ha fatta vedere, e capire.
Sono profondamente radicata nella campagna toscana dove sono nata e dove intendo vivere, ho una vita ordinaria, una vita di cui sono orgogliosa e che rispecchia i miei valori e le mie priorità, ma la mia mente e il mio spirito sono collegati e ispirati da migliaia di scrittori internazionali, podcaster, autori, chef e cuochi di casa, che mi aiutano a illuminare lo straordinario del mio quotidiano.
Il cucchiaio di legno era la mia bacchetta magica e la mia copertina di Linus. Dopo tanti anni, ancora nulla è cambiato. Ho vuoluto essere onesta sull'origine del mio amore per il cibo, su come mi ha aiutata a diventare la donna che sono ora, con i miei punti di forza e le mie debolezze. Vorrei che questo fosse un resoconto di come una vita normale possa davvero essere straordinaria quando si trova una chiave di lettura. Ed è questo che mi piacerebbe trasmettere a Livia.
Ora mi piacerebbe sentire i tuoi pensieri sul ruolo che il cibo ha avuto e ha nella tua vita, o se il mio desiderio di una vita ordinaria è in qualche modo entrato in risonanza con te.
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Alcune informazioni e link:
Ci sono ancora posti liberi per il corso sui Dolci Primaverili tenuto da Emanuela Regi e per il nostro di Cucina Povera, qui al nostro Studio. Alla fine di questa pubblicazione trovi tutti i dettagli.
La prima ricetta condivisa da Cucina Povera si trova sul blog di Graza: la pappa al pomodoro. Che emozione! E guarda che foto! Tommaso è riuscito a catturare perfettamente la consistenza che mi piace nella pappa al pomodoro.
Segna sul calendario: Domenica 26 marzo ci sarà il prossimo Cook Along e Live Talk (riservato agli abbonati), scorri in fondo per scegliere cosa cucineremo insieme (l’evento si tiene prevalentemente in inglese).
Domenica 26 aprile ci sarà un Live Talk aperto a tutti, il lancio virtuale del libro e una festa per celebrare Cucina Povera. Tieni d'occhio le prossime mail tove riceverai il link per partecipare all'evento. Se hai già ricevuto Cucina Povera, cucina o prepara la tua ricetta preferita e partecipa all'evento online. (l’evento si tiene prevalentemente in inglese, ma è aperto a tutti)
Corso di Food Writing, insieme alla Scuola Holden
È piaciuto e lo rifacciamo. 6 lezioni per imparare a gestire e utilizzare al meglio gli strumenti più rilevanti per raccontare il cibo online. Si parlerà di scrittura, di ricette e di ispirazione, di tecniche di narrazione e anche di fotografia di cibo.
Dall’11 Aprile al 23 Maggio torneremo in classe con la Scuola Holden per parlare di Food Writing. Tutti i dettagli sul corso sul loro sito.
Le lezioni si terranno in streaming, in modo da creare una classe virtuale. Gli incontri saranno anche registrati, e resteranno a disposizione per 4 mesi dalla fine del corso.
Il Cook Along di Marzo
DOMENICA prossima, 26 marzo ci incontreremo alle 21 per cucinare qualcosa insieme. Come sempre si tratta di un momento in cui cuciniamo insieme, ma puoi partecipare anche solo per fare due chiacchiere, ridere, fare domande, condividere storie o semplicemente ascoltare bevendo una buona tazza di tè (o un bicchiere di vino). L’evento sarà in inglese.
Questo è un evento pensato per chi si è iscritto a Lettere dalla Toscana: ogni mese (tranne che in agosto) ci incontriamo online: stiamo lentamente costruendo amicizie e ricordi condivisi, e ci stiamo sicuramente divertendo molto!
I corsi al Juls’ Kitchen Studio
Per sporcarci le mani insieme e per mettersi poi a tavola ad assaggiare quello che abbiamo fatto. Ecco i posti rimasti. Trovi altre informazioni qui.
sabato 25 marzo. Dolci primaverili, con Emanuela Regi, La Dolce Peonia - 1 POSTO RIMASTO (costo: 60€, prenota scrivendo a ladolcepeonia@gmail.com)
sabato 15 aprile. Panificazione naturale base, con Manuela Conti, Con le Mani in Pasta - COMPLETO (costo: 120€, prenota scrivendo a info@conlemaninpasta.com)
domenica 16 aprile. Panificazione naturale base, con Manuela Conti, Con le Mani in Pasta - COMPLETO (costo: 120€, prenota scrivendo a info@conlemaninpasta.com)
sabato 6 maggio. Cucina Povera e senza sprechi, con me ;) 1 POSTO RIMASTO (costo: 90€, prenota scrivendo a info@julskitchen.com)
Cucina Povera è il nostro prossimo libro, ne abbiamo parlato qui, e sarà disponibile ovunque si vendano libri il 4 aprile 2023, ma è già disponibile per il preordine.
Al momento è disponibile solo in lingua inglese, ma speriamo che un editore si interessi presto per tradurlo in italiano.
BOOK EVENTS & TALKS
Finalmente questo nostro bambino di carta e inchiostro è pronto per incontrare il mondo e siamo orgogliosi di presentarlo con incontri, lezioni ed eventi.
Venerdì 21 Aprile 2023 - CUCINA POVERA: The Art of Making Do With What You’ve Got - Online event with MoFad New York and Kitchen Arts and Letters. Una conversazione con Regula Ysewijn. Puoi acquistare i biglietti qui.
Domenica 23 Aprile 2023 – Italy Off the Beaten Path with Giulia Scarpaleggia, con Milk Street Live Online Cooking School. Puoi acquistare i biglietti qui. Usa CUCINA per avere un 15% di sconto.
Domenica 26 aprile ci sarà un Live Talk aperto a tutti, il lancio virtuale del libro e una festa per celebrare Cucina Povera. Tieni d'occhio le prossime mail tove riceverai il link per partecipare all'evento. Se hai già ricevuto Cucina Povera, cucina o prepara la tua ricetta preferita e partecipa all'evento online. (l’evento si tiene prevalentemente in inglese, ma è aperto a tutti)
Mi piace tanto leggerti, lo faccio sempre con grande attenzione ogni volta che ricevo la tua newsletter e oggi mi hai sorpresa quando hai ricordato i "mangiarini" che facevi da piccola: facevo la stessa cosa, lo chiamavo "mangiarono vero". Certe foglie erano le bistecche, certe bacche rosse i pomodori..
Ho sempre vissuto in provincia anche io e da Toscana come te, mi rispecchio molto in quello che dici. Continua così, sei d'esempio e di ispirazione anche per i nostri figlioli, che possano trovare il loro equilibrio prendendo il meglio da questa meravigliosa, ordinaria provincia!
Che meraviglia di post! L'ho divorato e vi ho trovato molte risonanze con quella che è stata (in ambito totalmente diverso) la mia esperienza e la serie delle mie scelte. Grazie! 😘