Italia: Club Med o realtà autentica?
Mi sono stancata di questa Italia perfetta da Club Med che sembra sempre la stessa, sempre così perfetta.
Siamo tornati!
Dopo un’interruzione improvvisa alle nostre vacanze a causa della nuova ondata di Covid che ci ha tenuti in quarantena a casa per una settimana, per fortuna siamo finalmente riusciti a partire per il tanto agognato viaggio in macchina verso il Salento, dove abbiamo trascorso qualche giorno sulla costa con la famiglia di Tommaso. Avevo originariamente programmato una newsletter sul caffè leccese, l'espresso con ghiaccio e un goccio di sciroppo di mandorla che addolcisce e rinfresca ogni mattina in Salento. Volevo anche condividere la mia spesa al mercato locale, quando ho comprato la mia scorta annuale di olive, frutta secca, pomodori secchi, capperi e legumi.
Alla fine, però, ho cambiato idea. In fondo all newsletter troverete comunque un link alla guida aggiornata ai nostri posti preferiti in Salento. E per gli abbonati a pagamento, sabato prossimo uscirà la ricetta dei bignè alla crema di mia nonna, ma senza latticini questa volta.
Oggi voglio parlarvi di economia, politica e della vera Italia. Ho solo domande, nessuna risposta.
So che non è una delle mie solite newsletter incentrate sul cibo, ma è impossibile separare il cibo dalla politica, come ha spiegato benissimo Ruth Reichl in una sua recente newsletter. Quelle di oggi sono una serie di riflessioni nate da una conversazione con Tommaso, emerse mentre tornavamo a casa lungo l'autostrada adriatica. È una strada mozzafiato che ti costringe però anche a confrontarti con ciò che si nasconde dietro le pittoresche città turistiche arroccate su una collina o affacciate sul mare.
C’è un Italia raccontata sui Social Media, e un’Italia vera, quotidiana. Masserie pugliesi tradizionali trasformate in resort di lusso, ristoranti sulle scogliere con i frutti di mare più freschi, gite in barca verso isole remote: la maggior parte degli italiani non può permettersi queste esperienze. Gli stipendi non crescono, mentre il costo della vita continua a salire1: gli stipendi medi in Italia sono addirittura scesi rispetto a trent'anni fa2.
Mi ci sono volute due settimane di decompressione per liberarmi degli occhiali rosa che sempre più spesso Instagram ci impone—filtri che mostrano solo il bello, il patinato, le viste da cartolina, le immagini che non disturbano un feed perfettamente curato, la narrazione di un viaggio a lungo desiderato in Italia. Onestamente, mi sono stancata di questa Italia perfetta da Club Med che sembra sempre la stessa, sempre così perfetta.
Quello che ho apprezzato delle nostre vacanze—oltre al nostro soggiorno in Salento, ovviamente—è stato il viaggio stesso, il nostro viaggio verso Sud, attraverso Umbria, Marche, Abruzzo e Molise—Molise, quanto ci sei piaciuto! in futuro torneremo per conoscerti meglio—, dove ho trovato un'Italia più disordinata, ma autentica, a tratti cruda. Questa è l'Italia in cui voglio vivere e fare esperienza, l'Italia che ti costringe a farti delle domande.
Ho trovato un paese che porta le cicatrici di problemi strutturali: siccità, carenza d'acqua potabile, periferie trascurate, difficoltà con le energie rinnovabili e strade piene di immondizia. Siamo sempre noi, le stesse persone conosciute a livello globale per la moda, l'arte e il cibo genuino, eppure lasciamo sacchi di immondizia sulle nostre spiagge. Perché? Certo, è in parte una questione di ignoranza e maleducazione, ma è anche perché le infrastrutture, come i cestini per i rifiuti, non riescono a tenere il passo con il crescente afflusso di turismo.
Questo viaggio mi ha fatto riflettere su un'Italia diversa da quella patinata delle riviste o dei social media. Eppure, questa è la realtà per gran parte del paese.
Prendete il Salento, ad esempio. Salentu: lu sule, lu mare, lu ientu—e molto di più, non tutto positivo.
Negli ultimi due anni, abbiamo visitato la famiglia di Tommaso a Lecce solo in inverno e in primavera, evitando le orde di turisti italiani e stranieri che invadono le città e le spiagge locali a luglio e agosto. Certo, se vi piacciono le folle, gli stabilimenti balneari con la musica alta e la vita notturna, è di sicuro la vacanza perfetta per voi, ma se preferite un'atmosfera più rilassata, come noi, settembre è l'ideale.
Sarebbe ipocrita negare i benefici che il turismo ha portato al Salento, ma a volte ci manca lo spirito selvaggio che era ancora vivo qui 30 anni fa, quando Tommaso trascorreva tutte le sue estati con la famiglia di sua mamma. Oggi, il turismo ha portato ricchezza, ma anche un distacco dalla realtà. Sta riempiendo le strade, i ristoranti, gli hotel e le spiagge di persone, ma sta anche cancellando l'anima di molte città.
Attraversando i campi di ulivi devastati dalla Xylella3, mi sono trovata di fronte a un paesaggio spettrale: ulivi spogliati delle loro foglie, uliveti abbandonati, campi deserti e masserie in rovina, non ancora trasformate in resort di lusso. Eppure, queste pietre raccontano storie. Chi viveva qui prima? Cosa coltivavano? Ulivi? Grano? E oggi, cosa farei con quella masseria e quella terra?
Per un momento, ho immaginato una nuova vita lì, ma quelle domande sono rimaste sospese mentre attraversavamo una realtà apparentemente congelata nel tempo, eppure, come tutto il resto, in rapido cambiamento.
Accanto ai centri storici con luminarie multicolori e i negozi di souvenir, si trovano case basse e modeste, che ogni anno devono essere risistemate per combattere i danni della salsedine, con sedie di plastica sbiadite che sono durate per generazioni.
È qui che abbiamo trascorso le nostre vacanze. Questa è la vita di mare che Livia ha avuto la fortuna di assaporare, la stessa che viveva Tommaso 30 anni fa. Una sera, proprio come succedeva a Tommaso, Livia si è seduta su un gradino fuori dal cancello di casa e si è messa a chiacchierare con lo zio. Lui era fuggito fuori, sulla stessa sedia che usa da anni, seduto davanti casa, sulla strada, per godersi una leggera brezza alla fine di una giornata soffocante di scirocco, il vento caldo e umido che soffia dal Nord Africa attraverso il Mediterraneo.
Adesso so che questa sembra una vecchia canzone di Celentano, ma un tempo i bambini—Tommaso incluso—giocavano su quella strada fino a tarda sera. Oggi le auto parcheggiate e il traffico hanno tolto loro quello spazio di libertà. Anche questo è cambiato, mentre la salsedine e il vento restano gli stessi.
Durante questo viaggio, ho scoperto piccoli supermercati con locandine sbiadite e insegne che non avevo mai visto prima. Ho rivisto venditori che tornano anno dopo anno con le loro Ape Car arrugginite agli stessi angoli delle strade, offrendo i loro fichi d'India e le giuggiole, mentre le bancarelle del mercato esponevano verdure bruciate dal caldo, zucchine ingiallite e pomodori invernali, con la buccia spessa che, a malapena annaffiati, resistono per mesi conservati in una cassetta di legno o appesi in un luogo fresco e buio. Chi racconta la loro storia?
Un paio di anni fa, quando siamo stati in Salento a giugno, ho notato su una bancarella un vasetto di fiori di finocchio in salamoia. Che cosa interessante, ho pensato. Incuriosita, chiesi al venditore il prezzo e rimasi scioccata nel sentire 20 euro. Cosa? 20 euro? 20 euro per un vasetto di fiori di finocchio in salamoia, per giunta in un barattolo riciclato?!
Alla mia risposta sbigottita, il venditore mi ignorò, poi si rivolse a un amico e disse: “I turisti che spendono non sono ancora arrivati”. Spesso vorrei avere la sua audacia nel dare un prezzo al mio lavoro!
Accanto a questa esperienza, però, c'è anche la mia bancarella preferita al mercato del giovedì a Porto Cesareo, dove faccio scorta di capperi, pomodori secchi, mandorle, nocciole, origano secco, olive e legumi. Qui le mandorle locali si vendono a 8 € al chilo, mentre quelle importate dalla California, considerate di qualità migliore, costano 12 € al chilo. Al contrario, i fagioli locali raccolti nei campi vicini costano 4€ al chilo, mentre i fagioli e i ceci importati dal Canada costano solo 1,50€ al chilo. Scegliere cosa comprare e dare valore alla provenienza degli ingredienti è una questione di consapevolezza e rispetto. È un atto politico.
E poi ci sono le spiagge. Accanto alle calette da cartolina, si trovano spiagge ordinarie, erose dal mare, dove la vegetazione mediterranea invade la sabbia.
Qui, a settembre, tutto rallenta. Dopo 10 anni, so dove mettere i piedi, seguendo un percorso immaginario tra le rocce per raggiungere la secca. Dopo cinque minuti di passi attenti, si arriva a un banco di sabbia con acqua bassa—la chiamano la seconda spiaggia—ci si gira verso la costa e si ammira il panorama: una distesa di casette basse sbiadite dal sole, palme, un faro abbandonato, un parcheggio, una coppia di pescatori, un unicorno gonfiabile gigante e un gruppo di donne in fila, sedute su vecchie sedie in plastica, che leggono un libro o mostrano le foto dei nipotini sul cellulare.
Questa è la vacanza che abbiamo fatto e che faremo ancora: il Salento a settembre, lontano dalle folle di luglio e agosto, quando la terra si sente sopraffatta e perde la sua umanità.
Forse è questa la vera Italia. Non la versione da cartolina, non l'immagine patinata, ma l'Italia che vive e respira nelle pieghe della vita quotidiana. È qui, in questi piccoli momenti e in queste scelte, come l'acquisto di prodotti locali, che si delinea il futuro. Perché il cibo è politica, e lo è anche il modo in cui si sceglie di trascorrere—o non trascorrere—le proprie vacanze.
Sono curiosa di sentire le vostre opinioni nei commenti.
Qui invece trovate la guida aggiornata ai nostri posti preferiti in Salento:
A parità di potere d'acquisto, i salari italiani sono mediamente inferiori di 15.000 euro all'anno rispetto a quelli tedeschi, di quasi 10.000 euro rispetto a quelli francesi e di quasi la metà di quelli americani. Dati tratti da questo articolo: Perché in Italia gli stipendi sono così bassi.
Se vuoi saperne di più sulla Xylella, puoi leggere questo articolo: La Xylella continua a fare danni sul Post
Adoro queste parole, e questo taglio. Onesto, e doveroso.
Tutto molto condivisibile, cara Giulia. Non sono certa, però, che fare pagare 20€ un barattolo riciclato di fiori di finocchio sia audacia, come la definisci tu, o semplice speculazione messa in atto verso turisti che, proprio come riferisci, spendono (senza chiedersi, con tutta probabilità, se quel prezzo sia giustificato o no). Ma non voglio suscitare polemiche. Il tuo post mi piace molto e ti ringrazio di aver raccontato in modo così nitido un'altra dimensione della nostra Italia.