Le vacanze al mare e una blanda progettualità per l'autunno
I dettagli che fanno vacanza, e qualche domanda per te
Siamo appena tornati da una settimana di vacanze al mare in Abruzzo. Sono stati sette giorni in cui—complice una sistemazione in un family hotel in cui l’unica decisione che dovevamo prendere era cosa mangiare di giorno in giorno—sono riuscita a spegnere il cervello e a non pensare al lavoro.
Nei rari momenti in cui non giocavo a fare il ristorante con Livia su una tavoletta da mare con gli unicorni, o non la spalmavo di crema protezione 50+, rincorrendola con il suo cappello in mano, ho iniziato a delineare una mappa di quelle che sono da sempre le mie vacanze al mare. Uno a uno, ho messo a fuoco quei dettagli che mi fanno capire che sì, sono in vacanza, che mi aiutano a calarmi in una condizione di quasi totale assenza di responsabilità, che liberano uno spazio mentale di cui ho bisogno per ripartire.
La vacanza al mare ha strade costeggiate da alberi di oleandro, che lasciano cadere i loro fiori bianchi e rosa al passaggio delle biciclette nelle ultime ore del pomeriggio. Ha il profumo della crema solare, applicata con precisione la mattina presto, sotto l’ombrellone, e via via riapplicata mentre il giorno si fa più caldo in un misto di sabbia e salsedine.
Ha un magazine femminile nella borsa da spiaggia: spiegazzato, qualche pagina appiccicata o ondulata per essersi avvicinata troppo al costume bagnato. Questo è uno dei pochi momenti dell’anno in cui mi concedo una lettura frivola, e in cui mi dico che dovrei mantenere quest’abitudine anche quando le giornate si accorceranno, perché tra servizi dedicati a come gestire i capelli ricci o ai sandali in pelle per l’aperitivo trovo spunti per i prossimi libri da leggere, suggestioni di vacanze che un giorno vorrei fare, e un po’ di leggerezza che non fa mai male.
Spesso compare anche un settimanale di enigmistica, quest’anno è stato il passatempo scelto da Tommaso. Ho guardato noi da fuori, quella coppia seduta su una sdraio a bordo piscina, lei con un magazine in mano, lui la penna verde e le parole crociate, appoggiati spalla a spalla, a cercare di completare le definizioni più difficili: l’ho trovato rassicurante e dolcissimo.
Durante le vacanze al mare torno a leggere libri con la stessa voracità della me ragazzina, quando i libri erano la mia ancora di salvezza, la connessione con il mondo al di là delle colline ammantate di boschi della mia casa in campagna. Cosa c’era là fuori? Cosa mi aspettava? Mi preparavo a vivere avventure, a crescere, guidata dalle storie che in estate affollavano i miei pomeriggi pigri. (Sotto vi racconto cosa ho letto in queste settimane).
Quando sono in vacanza ho in bocca il sapore di pomodori, basilico e cocomero (non ce la faccio a chiamarla anguria, ha un nome così tondo nel dialetto toscano che è un peccato non usarlo).
La vacanza al mare d’estate ha lo sguardo perso all’orizzonte, una fronte spianata, senza rughe, e una progettualità blanda, che traccia un sentiero incerto per immaginare l’autunno che verrà.
Fin da quando ero bambina ho trovato nelle passeggiate lungo la battigia, in cerca di conchiglie o sassolini, il momento perfetto per pensare a quello che avrei voluto essere, fare, una volta ricominciata la scuola.
Le vacanze al mare di solito mi garantiscono spazio mentale, un cielo sgombro in cui i pensieri possono finalmente volteggiare, presentarsi e affiorare dagli angoli in cui si incagliano durante il resto dell’anno. È come quando si spalancano le finestre di una casa che è rimasta chiusa per mesi: piano piano l’odore polveroso lascia il posto all’aria pulita, e la casa torna a vivere in una luce dorata.
Quali sono i dettagli della tua vacanza d’estate? Cosa ti fa sentire davvero in vacanza? Cosa non può mancare?
Proprio per assecondare lo spirito di questa progettualità blanda che d’estate mi fa guardare all’autunno con rinnovata curiosità, ti faccio qualche domanda.
Da settembre questa newsletter cambierà. Dopo tre anni e mezzo, si staccherà da quella in inglese (Letters from Tuscany) e cercherà un’identità sua, tra food writing e ricette. Ci saranno racconti più lunghi, che andranno a indagare il modo in cui raccontiamo—o, molto più spesso, raccontano al posto nostro—la cucina italiana all’estero, parleremo di libri di cucina, di ricette, di cosa vuol dire essere food writer, o cosa comporta scrivere un libro di cucina. Spero che vorrete seguirci in questa nuova avventura.
Se non potete prendere la macchina, o salire su un treno, un aereo, o un Flixbus per unirvi a noi per uno dei nostri corsi di cucina o di food writing, beh, qui troverete quello che più gli si avvicina: ricette ben collaudate, storie personali, consigli di viaggio, raccolte di libri di cucina, ospiti interessanti, e un caldo senso di casa e ospitalità.
Dal mio ristorante preferito in zona alla ricetta della torta di compleanno della mia famiglia, ai consigli su come lavorare a un libro di cucina, dietro il paywall troverete uno spazio accogliente dove divertirci e approfondire le nostre passioni.
Per lavorare alla progettualità dell’autunno, però, ci serve anche un tuo riscontro, per capire se quello che abbiamo in mente risponde anche a ciò che anche tu ti aspetti da questa newsletter.
Ti chiediamo solo pochi minuti del tuo tempo così da poter creare un contenuto più rispondente alle tue aspettative e preferenze. Grazie ❤️
Se c’è altro che vorresti dirmi che non ti ho chiesto, fammelo sapere nei commenti o rispondi direttamente a questa email in privato.
Cosa ho letto nelle ultime settimane (link affiliati):
The Paris Novel, l’ultimo libro di Ruth Reichl, una delle mie food writer preferite. Per quanto abbia amato tutti i suoi memoir, questo suo secondo romanzo l’ho trovato un po’ meno convincente. Ci siamo scambiati tantissimi messaggi con
—entrambe grandi appassionate di tutto quello che scrive Ruth Reichl, anche la lista della spesa—e ci siamo trovate d’accordo sul fatto che ci fossero troppi temi tutti nello stesso libro, trattati in maniera un po’ superficiale. Avrei voluto molto più cibo, molta più Parigi. Questo non toglie che sia comunque una lettura godibile, una Emily in Paris nella Parigi anni ‘80.A Year of Nothing. La newsletter di Emma Gannon è una delle mie prefertite su Substack, e questo libro, nato a seguito di un anno di pausa che si era presa per riemergere dalle profondità di un burn out pesante, si è trasformato in un percorso di acquisizione di consapevolezza anche per noi lettori. Toccante, ho sottolineati tanti passaggi.
Come diventare Anna Karenina (senza finire sotto un treno), di Eleonora Sottili. Ne aveva parlato tempo fa
e me lo ero appuntato come libro per le vacanze. Come ogni consiglio di Silvia, anche questo non delude. Un corso di scrittura creativa diventa un’occasione per ripensare alla propria vita: si intrecciano storie di persone e personaggi, si confondono i romanzi e la vita. Molto divertente, e alla fine del libro ci sono anche diversi spunti per aspiranti scrittori.Eating to Extinction: The World’s Rarest Foods and Why We Need to Save Them, di Dan Saladino, uno dei giornalisti del Food Program di BBC Radio 4, IL podcast che qualsiasi amante del cibo non può perdersi. L’ho appena iniziato, ma lo metto già in lista perché tratta un tema molto attuale, a cui noi appassionati di cibo dovremmo prestare attenzione. Con la globalizzazione e la standiardizzazione dei consumi quali cibi stanno scomparendo? a cosa dovremo rinunciare nei prossimi anni? Quanto perderemo anche in termini di cultura, storia e sapere se un grano, un formaggio, o un vegetale si estingueranno? Il libro è anche disponibile in Italiano, pubblicato da Einaudi, come Mangiare fino all'estinzione. I cibi più rari del mondo e perché dobbiamo salvarli.
Che bella questa evoluzione della newsletter in italiano! Seguirò curiosa ✨
Grazie Giulia! Sono certa saprai fare ottimo uso dei consigli di Eleonora. Buona estate e buone letture.